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Lunedì 31 dicembre 2007
CORRIERE DELL'UMBRIA
I parenti pronti a presentare un esposto. La procura ha già aperto un'inchiesta
Misteriosa fine di un giovane ricoverato
L'episodio è avvenuto a Perugia. La vittima ha ingerito del metadone

ELIO C. BERTOLDI
PERUGIA – Un'altra morte carica di mistero: ieri mattina, intorno alle 7, è spirato nel reparto di psichiatria di Perugia, un ragazzo di soli 29 anni, Luca Gambini, di San Giustino. La magistratura ha aperto immediatamente un'inchiesta e il pubblico ministero di turno, il sostituto procuratore Tullio Cicoria, nel contempo, ha incaricato il medico legale Luca Lalli e la tossicologa Paola Melai, di effettuare la perizia autoptica e tossicologica sulla vittima per individuare e accertare cause e modalità dell'improvviso decesso. La famiglia della vittima si è già rivolta ad un legale, affidando la cura dei propri interessi, morali e materiali, all'avvocato Carmelita Cosentino. Gambini era ricoverato da qualche tempo e proprio l'altra mattina, sabato, era stato visitato dalla madre. Spiega l'avvocato Cosentino: “La mamma di Luca mi ha riferito di aver parlato prima con lo stesso primario e che poi, raggiungendo la stanzetta in cui si trovava il figlio, aveva incontrato un altro giovane, che le aveva confidato che Luca, aveva ingerito del metadone che doveva essere consumato, come terapia, da una altro ricoverato. La madre aveva sgridato il figlio, che si era scusato del gesto. Il ragazzo era lucido e presente a se stesso. Comunque la signora si era rivolta ai medici chiedendo se non fosse il caso di rimanere nella struttura sanitaria per assistere ed accudire al figlio. Le era stato risposto che tutto era sotto controllo, che non c'era nessun bisogno di assistenza dei familiari. “Anzi è bene che Luca adesso dorma …” – le avrebbe assicurato un responsabile medico. La madre era dunque tornata tranquilla a casa. Ieri mattina alle sette, quando aveva chiamato per informarsi sulle condizioni del congiunto, ha avuto la notizia della morte del figlio …” Una sorella della vittima, che vive e lavora a Firenze, proprio in una struttura psichiatrica, si è portata ieri mattina a Perugia ed ha scoperto che il fratello aveva ingerito un flacone da 160 cl di metadone. “A quanto ci risulta – precisa l'avvocato Cosentino – Luca non sarebbe stato sottoposto a lavanda gastrica, né sarebbe stato utilizzato il defibrillatore …” Sono aspetti, questi, che attengono all'inchiesta aperta dalla magistratura. Resta comunque sconcertante come si possa morire in una struttura protetta e dedicata alle cure dei pazienti. “La famiglia presenterà un esposto-denuncia – afferma l'avvocato Cosentino – perché ritiene comunque responsabile la struttura sanitaria di quanto è avvenuto. Un figlio, un fratello, evidentemente, per come sono andate le cose, considerato meno di nulla …” Luca da una decina di anni si era scoperto vittima di questa patologia psichica. Fino a 18 anni appariva del tutto normale: la malattia sarebbe esplosa con il raggiungimento della maggiore età. Pare che, nel passato, il giovane avesse tentato il suicidio. Ora saranno le indagini, coordinate dal pubblico ministero Cicoria, a chiarire, esattamente, cosa è successo nella giornata di sabato e durante la notte tra sabato e domenica e verificare se esistono responsabilità di terzi nella tragica e toccante fine di questo giovane tifernate.



cristina99@tim.it